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LE CINEMA

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Ph :Alessandro Congiu, abito FALSOO

mercoledì 11 agosto 2010

TFP

Quante volte ti hanno proposto un TFP? Quante volte hai accettato?

TFP, Time For Picture, un’invenzione recente (o no?), con lo scopo di creare un team in collaborazione, senza Budget, ma con l’unico obiettivo di organizzare uno shooting per ampliare il proprio book.
Ha molti aspetti positivi:
- Permette, ad esempio, di conoscere e di lavorare con professionisti del settore

- Permette di allargare la propria cerchia di contatti attraverso le foto che ‘gireranno’ nei rispettivi siti o book o, nel caso della modella, nelle agenzie di riferimento.

- Permette di realizzare un progetto personale (o piu’ personale rispetto ai lavori retribuiti) poiche’ viene sviluppato insieme al team e non in base alle richieste ed esigenze del cliente (proprio perche` prerogativa del tfp e’ quella che non vi sia alcun commissionante).

- Permette di sperimentare nuove soluzioni stilistiche (ad esempio il MUA puo’ approfittarne per proporre nuove tecniche, il fotografo nuovi accorgimenti con le luci, ecc.)

- Permette di mostrare, quindi, capacita’ proprie probabilmente ancora inespresse.

- Permette di aggiornare il proprio book, cosi’, anche dal punto di vista creativo e stilistico.

- Collaborando con nomi piu’ noti e ‘prestigiosi’ aumenta direttamente il prestigio del proprio nome e del proprio livello professionale.

- Il free test puo’ essere proposto come redazionale alle riviste, ed aumentare cosi notevolmente la propria visibilita’.

Quindi il TFP, Time for Picture, il proprio tempo (di lavoro) in cambio delle foto, e’ fantastico.
Si. Intervenire in shooting in TFP puo’aprire molteplici porte del settore, e puo’ far conoscere professionisti talentuosi.
Fantastico.
Fantastico, quando il livello di tutti i collaboratori che intervengono e`alto o comunque piu’ alto del proprio.
Quando invece non e`cosi’, questo tipo di collaborazione piu’ che inutile diventa autodistruttivo.
Collaborare con un team meno preparato, con un book scadente o semplicemente meno prestigioso, penalizza il proprio lavoro.
Il TFP, infatti, presuppone una retribuzione in foto, ma nel momento in cui la qualita' di queste non e’ all’altezza del proprio portfolio non possono (e non devono) essere utilizzate (in alcun modo!).
TRADUZIONE: non vi e’ alcuna forma di pagamento in questo caso.

Il TFP invece che Time For Picture, diventa cosi’ TFP (Troppa Fatica Persa):

le foto rimangono a giacere nel proprio Pc in attesa di essere cestinate; la rabbia per la Troppa Fatica Persa cresce a dismisura solo ripensando alle ore e alle energie investite in quel progetto; il proprio nome inizia a girare nei Credits di foto di basso livello, oltre ad aver letteralmente perso un giorno di lavoro, si rischia di subire le conseguenze a lungo termine...

Come evitare la 'Troppa Fatica Persa' quindi?

Nel momento in cui si riceve una richiesta di TFP bisogna valutare attentamente il livello fotografico, cosi’ come i clienti ed i contatti di ciascuno dei collaboratori chiamati ad intervenire.

Piccolo consiglio: FIDATEVI DEL VOSTRO ISTINTO, E DIFFICILMENTE SBAGLIERETE DI VALUTAZIONE, con l’esperienza basta ‘un’occhiata’ al book per comprendere bene il livello professionale ed estetico della foto.

...ma se cio’ non dovesse bastare ecco alcuni piccoli accorgimenti:

- Controllate se la modella scelta e’ una professionista e se c’e`un’agenzia di riferimento. ( a meno che non sia il tuo primo shooting, DEVE ESSERCI).
- Cercate i Clienti dei componenti del Team. Chi sono? Ci sono o nel loro book vi sono solo free test?
- Cercate i Redazionali realizzati dai futuri collaboratori.


- E soprattutto: CONTATE I REGGISENI! Delle foto.
Se ce ne sono troppi (cioe’piu’ di uno) non e’ moda, e’ altro...


Il segreto sta nel non avere fretta di scattare e di aggiungere foto al proprio portfolio.
In quest’arte l’importante e’ la qualita’, non certo il numero.
Che sia uno shooting in TFP o retribuito, la bravura del fotografo e la sua professionalita’ sono fondamentali.

Ma ricorda, NESSUNO VEDE TUTTE LE TUE FOTO. MA QUASI TUTTI SI RICORDANO DELLE PIU’ BRUTTE... fai tu.

Ilaria facci

martedì 10 agosto 2010

MADE IN FRANCE

"...Perche`cos¡ tanti prodotti di lusso provengono dalla Francia?
Non e`un caso. Il merito e`di un singolo uomo, Jean-Baptiste Colbert. Presto`servizio alla corte di Luigi XIV nel seicento ed ideo`un piano per contrastare la politica imperialista degli stati confinanti la Francia. Inghilterre, Portogallo, Spagna ed altri Paesi stavano colonizzando il mondo, mentre la Francia restava indietro.
Cos¡ Colbert organizz0', regolo' e promosse il settore dei beni di lusso. Cap¡ quello che i consumatori benestanti di tutto il mondo desideravano e aiuto`le compagnie francesi a distribuirlo.
Lasciate che siano gli altri Paesi a trovare le materie prime, penso`. I francesi le lavoreranno, daranno loro un marchio e gliele rivenderanno sottoforma di beni costosi.
Un elemento fondamentale di questo metodo fu il lavoro prestato da artigiani indispensabili. Louis Vuitton produceva a mano i suoi bauli da viaggio in una piccola bottega dietro casa, appena fuori Parigi. Hermes matteva un artigiano a lavorare una sella per tutto il tempo necessario. I famosi vinificatori della regione dello Champagne potevano contare su esperti professionisti, uomini che avevano speso tutta la vitanella vinificazione, per creare un prodotto esportabile ovunque.
Nello stesso tempo in cui la Francia si dedicava ai beni di lusso, la gran Bretagna si convertiva al modello dell'industria.
MADE IN FRANCE fin¡ con l'assumere un significato particolare (com'e`ancora oggi, ben piu`di trecento anni dopo) proprio in ragione di quel 'MADE'. Meccanizzare e rendere piu`economico il processo di produzione avrebbe reso piu`semplice copiarlo. Affidarsi al lavoro dei singoli individui lo rese invece piu`difficile.
Gli oggetti provenienti dalla Francia divennero quindi una rarita`, e la rarita`genera valore."

(Pezzo tratto dal libro'La chiave di Svolta' di Seth Godin; e che consiglio a tutti)

venerdì 23 luglio 2010

MOOD
Consigli tecnici e reali

Quanto tempo dedichi a questo primo iter ? Quanto è importante per te? Qualunque sia la tua figura professionale all’interno del team sappi che è fondamentale.

Elaborare il Mood di un servizio fotografico è basilare per realizzare uno scatto che sia accattivante e bello allo stesso tempo.

Non è semplice come sembra, poiché spesso le coordinate ed i limiti da tenere a mente sono molteplici, e variano a seconda di numerosi fattori, sempre nuovi, come del tipo di shooting, del team, del cliente, ecc.
Un redazionale, ad esempio, spesso permette l’uso di un’immagine più artistica, maggiori libertà quindi, sia nella scelta della location, della storia, nelle accortezze prettamente tecniche fotografiche.
Per la pubblicità invece, quasi sempre è il cliente che delinea l’idea, un imput iniziale a cui far riferimento per poi svilupparlo (ma non sempre è cosi ).

Ma che cos’è il MOOD nella fotografia di moda (in quella commerciale ed artistica)?

È il tipo di donna
È la storia
È la location
È l’atmosfera
È tecnica fotografica

È tutto ciò combinato col fine di proporre un’immagine nuova, armoniosa, di raccontare donne (o uomini) estrapolandone pochi fotogrammi per poi scegliere un solo scatto ad outfit.
Tu quanti scatti usi?
Si, qualsiasi sia il numero di scatti realizzati, se ne dovrà scegliere solo uno a cambio d’abito, per il poco spazio a disposizione (rivista, catalogo, ecc) e per non annoiare con troppe ripetizioni e stimolare invece la curiosità.

Spesso io parto da un’immagine e mi racconto una storia: una donna triste e malinconica che cammina per le strade notturne di Madrid, magari fuggita da un party, magari mai arrivata; una strada piena di luci le nascondono il volto forte ma sensuale, misterioso.
È ottima l’idea di fare una bella ed intensa ricerca fotografica per farsi un’idea più precisa e per poterla comunicare al meglio al team.
Dopo aver redatto qualche riga inizia un vero e proprio lavoro introspettivo e di ricerca per scegliere hair, make up, e styling, ma non solo: selezionare ancor prima la modella, fare una ricerca di pose più consone e rappresentative.
6 outfit per trasformare questa prima bozza in un’immagine, anzi in una serie d’immagini che si sviluppino in coerenza.
Dal punto di vista tecnico si cambia scorcio o ‘situazione’, ogni qualvolta si cambia l’abito; quindi la scelta della location (stiamo parlando di esterni e non in studio) deve essere non solo inerente, ma deve anche dare la possibilità di offrire più ‘situzioni’ distinte possibili.

La bravura nello scegliere lo styling consiste, oltre a far riferimento alla moda attuale, contemporanea ( e quindi conoscere tutte le tendenze del momento, aver visto tutte le sfilate e conoscere tutti gli stilisti, avere un’ottima preparazione sulla storia della moda e del costume) , ci sarà anche una seppur minima percentuale, del ‘costume’ per delineare al meglio il ‘personaggio’ mostrato.
Stylist! evitate di elaborare outfit troppo simili tra loro, il senso di ripetitività non vende!
Cercate piuttosto di inserire distinti ‘Pezzi’ di volta in volta, che abbiano si estrema coerenza tra essi, ma che siano al tempo stesso diversi; che abbiano una loro unicità nel proprio genere.


Spesso mi capita di sentire proposte di Mood molto complessi da giovani team o fotografi in erba, Sbagliato! Se state ‘ai primi scatti’, facendo free test per migliorare la tecnica e lo stile, puntate a idee semplici, facili da realizzare e che non necessitino di troppe elaborazioni.
Più un Mood è complesso più necessita di un team all’altezza , altrimenti il ‘rischio peperonata’ è altissimo, ed i messaggio confuso.

Il mood è la colonna portante dello shooting, vuoi sapere se è riuscito? Ecco la risposta: è arrivato il Messaggio a chi sta visionando le foto?
Se il Messaggio è chiaro, racconterà la donna, la storia, la location e l’atmosfera; in poche parole darà emozioni.
Nel caso contrario la foto annoierà.
Ilaria Facci.

'Come diventare Make Up Artist' di Cetty Anello

Ciao a tutte\i

Ho deciso di scrivere questo intervento, perché ogni giorno mi arrivano molte e-mail con oggetto : “come diventare truccatrici”. Molte mi chiedono che corsi ho seguito, qualche dritta e qualche informazione utile per cominciare ad intraprendere questa professione. Banale e scontato + dire che per cominciare questo mestiere è fondamentale la passione!Io non mi ritengo una professionista,ma lavorando nel campo della fotografia potrei darvi qualche piccolo consiglio senza alcuna presunzione.

Vige la regola delle 3P: Pratica, Pubblicità, Portfolio

LA PRATICA:

Come tutti i mestieri che richiedono un lavoro manuale, è necessario fare tanta pratica! Questo è l’aspetto più importante. Truccate più persone possibili, sarà importante testare le vostre capacità su volti diversi, sguardi diversi, tipi di pelle diversi. Non è necessario avere tantissimi prodotti costosi, vi consiglio però di avere un buon numero di:

•Pennelli, poiché un buon utilizzo di questi vi permetterà di creare svariati effetti, diverse sfumature .
•Fondotinta: almeno 3 tipi di fondotinta, una tonalità chiara, una media ed una scura. (Potrete così creare la base perfetta per la pelle della vostra “modella”)
•Palette: Almeno una palette 88 , per avere una moltitudine di colori e così realizzare i trucchi più disparati
•Valigetta: Comprate una valigia in alluminio, dove poter tenere i vostri strumenti ordinati e puliti!
Ricordate che questa sarà solo 1/3 dell’ attrezzatura necessaria!Quando realizzerete i vostri trucchi, fotografateli sempre, poiché la macchina fotografica riesce a cogliere tutte le imperfezioni, e così rivedendo i vostri makeup, potrete correggervi! E anche se, lo so, le critiche non piacciono a nessuno, fate vedere ad i vostri amici, ai vostri parenti e sopratutto ad estranei le vostre creazioni, un occhio esterno è sempre di aiuto per prendere consapevolezza dei propri errori.

PORTFOLIO:

Quando avrete preso un po’ di sicurezza in voi stesse
•Contattate dei fotografi esperti, lavorerete gratuitamente ovviamente, ma in cambio riceverete le immagini che saranno FONDAMENTALI per la vostra professione.
•Dopo aver racimolato un po’ di immagini , potrete stamparle (consiglio 15×20) ed inserirle all’interno di un raccoglitore professionale con copertina rigida. E’ un po’ costosa come procedura ma senza di questo non potrete far vedere i vostri lavori e quindi pubblicizzarvi.
•Vi consiglio di creare anche un portfolio on-line, affidatevi ad un web master, o anche a chi è ancora agli inizi nel campo dell’informatica, magari uno studente!Realizzate la vostra galleria on-line, comprate un dominio o affidatevi a wordpress.
NON inserite il trucco da sposa nel vostro portfolio, se vorrete dare questo indirizzo alla vostra professione create un album a parte.

PUBBLICITA’:

Ultima ed importantissima fase: pubblicizzatevi!! In tutti i modi possibili, create dei biglietti da visita accattivanti, dove inserire i vostri dati e non dimenticate il link al vostro portfolio on-line. Distribuite i biglietti a chiunque potrà portarvi dei contatti. Cercate di realizzare molti lavori inizialmente in TFCD, fatevi notare, fatevi apprezzare oltre che per la vostra bravura anche per la vostra professionalità e serietà. Il lavoro del make-up artist non è un lavoro semplice, è poco valorizzato e spesso molti si rivolgono ad estetiste e non ad esperte del settore. Non scoraggiatevi, all’ inizio sicuramente incontrerete delle difficoltà ma portate avanti i vostri sogni e le vostre passioni.

Tutti questi consigli ritengo possano essere utili se avrete intenzione di intraprendere una carriera da freelance, se vorrete lavorare in un centro estetico dovrete frequentare una scuola, ed avere, quindi, un attestato.

Cetty Anello
MAKE UP ARTIST
www.camakeup.altervista.org

La mediocrita`e il web



“Hugo MacLeod ha detto : ‘ Il web ha reso piu´facile sfondare e piu`difficile sopportare la mediocrita`.
Internet ha alzato gli Standard perche`cio`che e`geniale si diffonde in fretta. C’e`in giro piu`ciarpame di quanto ne sia mai esistito, piu’ critti scadenti, piu`prodotti inutili. Ma quest’abbondanza di spazzatura e`sopraffatta dalla capacita`del mercato di far emergere le cose davvero geniali.
La mediocrita’, naturalmente non scomparira´. Cio’ che e`mediocre e`semplicemente un tentativo fallito di riuscire a piacere...”
(La chiave di Svolta di Seth Godin)

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